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Dalla sezione : Uja di Mondrone da Balme, lungo il “Labirinto verticale” ed il Lago Mercurin
Inviato da mountain il 08/10/08 (2435 letture)
Dalla sezione

Uja di Mondrone da Balme, lungo il “labirinto verticale” ed il Lago Mercurin.

Itinerario con notizie
II percorso inizia dalla piazzetta dell'Albergo Camussòt m 1480. Seguire il sentiero per la palestra di roccia del Ginevrè, passando per la Péra dìi Tchàmp, belvedere sul paese sottostante attraverso un rado bosco di faggi. Trascurare sulla sinistra il sentiero segnato per il Lago Mercurìn e proseguire direttamente, fin a raggiungere il grande muro paravalanghe m 1600, costruito nel 1963 per proteggere la parte nuova del paese (una colonia di stambecchi staziona abitualmente nei pressi). Attraversare in direzione valle, dapprima in piano e poi in leggera discesa fino a costeggiare la base della grande parete, che si segue risalendo leggermente fino alla cascata più bassa del rio Pissai m. 1600.
Sui due lati della cascata, che alla fine dell'estate è spesso asciutta, si possono osservare alcune bàrmess (ripari sotto roccia) dove si trovano incisioni ed iscrizioni (una di queste è in patois "OURÀ ' IÀ LOU SOULEI OURA ' PROIT\ "un momento c'è il sole e un momento no"). Alcuni di questi ripari sono chiusi da muretti (baricàiess) che servivano per la caccia alla marmotta, riservata per tradizione ai vecchi che non erano più in grado di cacciare il camoscio.
Sulla destra orografica della cascata, risalire un breve canale ripido in direzione ovest, fino ad un ripiano con un masso recante un'iscrizione di difficile lettura. Risalire un altro piccolo canale nella direzione opposta (est) con piccola croce con i bracci ad anello ed alcune iscrizioni:"SOPO DI PLERE 1880" e"C B. DI CANÀN, A LI 10 MAI 1887"
Si giunge così alla seconda cascata del Rio Fissai, m. 1680, dove inizia la cengia di Lansàtta, che sale in direzione ovest, dapprima assai ampia e poi gradualmente più stretta.
Il nome significa "lancetta" e sta indicare lo strumento, simile ad una affilata lancetta di un orologio a pendolo che si usava per incidere le vene durante il salasso. Questo nome, nel patois di Balme, indica la vipera aspide tipica di questi luoghi, piccola e sottile con la testa triangolare e ben evidenziata. Questi rettili erano in passato numerosi su questa parete ben soleggiata. Oggi sono quasi scomparsi in seguito alla presenza di numerosi uccelli che li predano (gracchie, corvi imperiali, poiane e aquile), che si sono moltiplicati con il venir meno della caccia.
Giunti alla quota 1720, la cengia si fa più ripida e stretta, fino a ridursi ad uno stretto passaggio sotto una roccia sporgente. Proprio nel tratto in cui il passaggio è più angusto, vi sono alcune iscrizioni "1827 PANCRASIO C. 1803".
Superato questo punto, seguire ancora per un tratto la cengia, fino ad imboccare un altro breve e ripido canale verso est. Si giunge così ad una ampio ripiano erboso presso la terza cascata del Rio Fissai. Risalendo verso ovest, a m. 1790 si incontra un grande masso tabulare e leggermente inclinato verso valle, di circa 3-4 metri di diametro.
Sul masso sono visibili numerose incisioni a "phi", croci terminanti con anelli, clessidre, disegni che ricordano la figura umana. Si notano inoltre coppelle di grandi dimensioni (15-20 cm. di diametro), collegate da piccoli solchi che partono da un rilievo posto nella parte più alta del masso, simile al cosiddetto "altare celtico" che si trova nei pressi della borgata Bougoùn, lungo la pista che sale da Balme al Pian della Mussa
Proseguendo in leggera discesa in direzione ovest, a poche decine di metri dal masso, si attraversa una grande spaccatura, con un riparo sotto roccia (bàrma) che reca tracce di antichi bivacchi, riconoscibili nei muretti di pietra, e nelle ortiche (queste ultime testimoniano la presenza nel terreno di deiezioni animali). Pochi metri a valle del masso che forma la bàrma, sull'orlo del salto di rocce, si apre un altro più ampio riparo sotto roccia chiuso da un piccolo muro di pietra a secco. Questo luogo, detto "lou bou dìi Canàn" (la stalla dei Canàn), era utilizzato dai pastori di capre della famiglia Castagneri Canàn per la fabbricazione del formaggio caprino, senza dover trasportare a valle il latte. E' ancora possibile vedere il luogo dove veniva acceso il fuoco, una piccola fascina di sterpi ed una Iosa scanalata (pilòiri), che serviva per mettere a colare i formaggi dentro le forme, permettendo di recuperare il latticello (laità). Sul tetto della bàrma si leggono alcune date tra cui "7667" e "P*S"', oltre ad alcuni enigmatici disegni a graticcio. Nei pressi della bàrma, si trovano ancora altre iscrizioni di varia epoca. Questi ripari furono anche usati, a più riprese, dai giovani di Balme che fuggivano l'arruolamento forzato, come accadde durante l'occupazione francese alla fine del secolo XVIII e durante l'inverno 1944-45 in occasione dei rastrellamenti.
Ritornando sulla cengia, si prosegue in leggera salita (altre iscrizioni), superando diversi valloncelli, fino alla quota m. 1900. La cengia finisce contro uno spigolo roccioso per superare il quale è stato costruito un rudimentale muretto con alcune lastre di pietra ed oltre il quale si apre il canalone del Rio del Ru. A questo punto, invertire il senso di marcia e seguire una grande cengia che sale verso est, di nuovo in direzione del canalone del Rio Fissai. Si giunge così all'altezza del grande salto d'acqua (il Pissài vero e proprio m 1882) e si svolta di nuovo verso ovest, imboccando un canale ripidissimo che permette di salire più o meno verticalmente, superando un'altra bàrma, fino a raggiungere sulle rocce della Pènna dove si trova il giacimento delle pietre da mola.
Queste pietre da mola, una varietà di cloritoscisto, erano assai apprezzate per affilare ogni sorta di arnesi da taglio e soprattutto le falci da fieno (i falciatori tenevano queste pietre immerse in un po' d'acqua dentro un corno di vacca agganciato alla cintura). Per questo venivano raccolte ed anche commercializzate fuori del paese. Il monte Pènna m 2200, che dalle case di Balme appare come una vetta, è in realtà soltanto la parete che sostiene un grande pendio di pietrame posto tra i due valloni del Rio Fissai e del Rio del Ru. Di qui, salendo direttamente, si raggiunge il sentiero segnato del Lago Mercurìn, che attraversa il pendio in leggera salita, in direzione est. Raggiunto un contrafforte roccioso, il sentiero scende per alcune decine di metri, fino a costeggiare il Rio Fissai, emissario del Lago Mercurìn m 2491, che si raggiunge in breve per grandi banchi di roccia rossastra e particolarmente abrasiva. Poco prima del lago Mercurin, seguire le tracce di vernice rossa, che continuano verso destra, su un emissario laterale. Ignorare pertanto le tracce che persistono al centro del vallone. Passando sulla destra di alcune rocce levigate, nei pressi dell'emissario, si supera una strozzatura e ci si porta sul detritico versante occidentale dell'Uja di Mondrone, lasciando lo specchio d'acqua sulla propria sinistra.
Continuare sulla destra in diagonale ascendente seguendo i segni rossi. Si giunge ad una larga cengia contornata da una netta parete rocciosa. Seguire la cengia, quindi riprendere a salire i detriti, senza mai perdere i segni rossi. Ci si porta più decisamente in alto, alla base della parete, presso un canale roccioso discendente dalla cresta Sud. Poco prima del canale imboccare uno stretto canalino minore, parallelo al precedente, ma abbandonarlo presto sulla destra. L'arrampicata si fa momentaneamente ripida, ma sempre facile (alcuni passi di II). Presso la cresta, quando le pendenze diminuiscono, attraversare in diagonale ascendente verso sinistra, fino a sbucare in cresta.
Non portarsi sul versante SE, ma tornare su quello Ovest, abbandonando subito la cresta raggiunta. Per alcune cenge e detriti contornare la sezione terminale della parete Ovest, entrare quasi nel canalino principale e risalire con semplice arrampicata un ultimo tratto che porta ad un ultimo intaglio sulla parete Sud. Uscire in cresta, ormai semplice e arrotondata. La salita è praticamente terminata e con un'ultima camminata conduce direttamente alla vicina vetta (2h dal lago, PD).
Discesa: sulla via normale verso Molera.

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